L’estetica del pogo / Carta Manent Festival / WALK

Lestetica del pogo: lo screamo italiano tra genealogia sonora e immaginario visivo

Il 24 ottobre al Casinetto Petitot un talk dedicato allestetica hardcore punk e screamo italiano

Lo screamo, spesso ridotto a una costola dell’emo, è in realtà una delle esperienze più radicali della musica indipendente contemporanea. La sua cifra sta nella tensione continua tra polarità: urlo e silenzio, rabbia e fragilità, caos e introspezione. In Italia questa forma ha trovato un terreno particolarmente fertile, intrecciandosi con la lunga tradizione hardcore punk e generando una scena riconoscibile a livello internazionale per coerenza etica, radicalità sonora e potenza visiva.

foto di Luca Secchi

“L’estetica del pogo” in programma il 24 ottobre al Casinetto Petitot di Parma, promosso da Carta Manent Festival e Collettivo La Défense, è un’occasione per osservare la scena screamo italiana come fenomeno interdisciplinare, dove musica, immagine e arte si sovrappongono. L’incontro vedrà dialogare Luca Secchi, fotografo specializzato nel racconto visivo dei concerti, con Francesco Goats un illustratore che fa della xerox art  la sua cifra principale, il tutto moderato da Thomas T. (Collettivo La Défense), musicista e organizzatore di eventi tra i più rilevanti della scena italiana. Lo scopo del talk non è soltanto presentare linguaggi artistici alternativi, ma sottolineare come le pratiche visive e comunicative delle sottoculture abbiano una funzione cruciale nella costruzione di immaginari collettivi. Forme “dal basso” che contribuiscono a tracciare dinamiche culturali che sfuggono ai circuiti mainstream ma che, proprio per questo, rappresentano osservatori privilegiati dei mutamenti sociali.

A seguire, la serata sarà animata dai live di Noyé!, tra le formazioni screamo italiane 
più vitali dell’ultimo decennio, e dei Casamatta, band math-rock capace di intrecciare geometrie sonore e intensità emotiva. 

Capire lo screamo italiano significa risalire all’hardcore degli anni ’80 e ’90. Su questo terreno, nei primi anni Duemila, fioriscono Raein e La Quiete, in grado di filtrare l’influenza di gruppi statunitensi come Orchid e Saetia attraverso un immaginario lirico e intensamente mediterraneo.

Le generazioni successive hanno ampliato il raggio d’azione: ShizuneØjneChivàlaSuiramiNoyé! hanno esplorato nuove dinamiche emotive, mentre realtà come Fine Before You Came e Riviera hanno spinto verso soluzioni più melodiche e riflessive. Il risultato non è dispersione, ma consolidamento: uno screamo capace di evolvere senza rinunciare a ethos e coerenza.

Lo screamo non vive solo nel suono. Locandine fotocopiate, copertine in xerox art, poster ruvidi e fotografie di live hanno creato un immaginario condiviso, strumento di identità tanto quanto le canzoni. Francesco Goats ha dato forma a un linguaggio visivo che riflette la tensione emotiva della musica: segni immediati, iconografia essenziale, rifiuto del patinato. Luca Secchi, con i suoi reportage fotografici, ha colto l’energia unica del pogo e la dissoluzione dei confini tra palco e pubblico. Non semplici documenti, ma veri codici culturali, che traducono in immagini la filosofia DIY.

foto di Luca Secchi
foto di Luca Secchi
foto di Luca Secchi

Tale prospettiva si colloca in continuità con la tradizione tedesca della Bildwissenschaft, che invita a considerare ogni immagine come portatrice di sapere e significato, e con i Visual Culture Studiesanglosassoni, che pongono attenzione alla dimensione sociale e politica della produzione visiva. In questo senso, anche le espressioni artistiche nate in ambiti periferici o underground sono degne di essere studiate, perché raccontano processi culturali che difficilmente emergerebbero attraverso le sole pratiche istituzionali o canoniche.

Il principio del Do It Yourself resta la colonna portante. Non solo come scelta economica, ma come presa di posizione politica ed estetica: etichette indipendenti, autoproduzioni, spazi autogestiti, festival comunitari. In questo, l’Italia ha espresso una specificità: laddove la Francia (con Amanda Woodward) ha privilegiato la vena lirica e la Germania (con Yage) ha esplorato una dimensione più cerebrale e geometrica, la scena italiana ha mantenuto una forte componente emotiva e collettiva, vicina per intensità a quanto accaduto in Giappone con Envy.

Il legame tra suono e vissuto, tra pathos e politica, distingue la genealogia italiana e ne ha permesso la riconoscibilità all’estero, nonostante la marginalità mediatica rispetto a paesi più centrali nel circuito hardcore.

foto di Luca Secchi

Lo screamo in Italia non è solo un genere musicale, ma una forma di percezione generazionale. Un prisma attraverso cui leggere contraddizioni personali e sociali: precarietà, fragilità, desiderio di appartenenza. La sua forza risiede nella capacità di unire intensità sonora, coerenza etica e immaginario visivo, costruendo comunità là dove il mainstream genera consumo individuale.

L’iniziativa di Parma è un segnale in questa direzione: la scena screamo non si limita a sopravvivere, ma continua a produrre linguaggi e spazi critici. In un’epoca di omologazione culturale, resta una delle poche esperienze capaci di tenere viva la tensione tra estetica, politica e vita quotidiana.

L’evento “Lestetica del pogo” è realizzato con la collaborazione di Xyzt Studio e Music4Music, con il partnerariato di Urbe e turbe, Bad Booth, La Pipette Noir e il patrocinio dell’Università di Parma. Ingresso libero.